Daniela Pietrini (Universität Augsburg)
Il secondo classificato all’ultima edizione del Festival di Sanremo è stato il rapper di Secondigliano Geolier con la canzone I p’ me, tu p’ te, interamente in dialetto. La sua partecipazione al festival della canzone italiana ha scatenato un’accesa polemica non tanto e non solo per la sua mancata vittoria nonostante il successo schiacciante al televoto, ma soprattutto per questioni linguistiche. La discussione, che ha coinvolto decine di giornalisti, scrittori, studiosi, “cultori del dialetto”, parlanti comuni e utenti dei social network, si presenta sfaccettata e pluridimensionale: se parte del pubblico ha contestato la legittimità dell’ammissione di una canzone “non italiana” a una competizione dedicata proprio alla canzone italiana, altri hanno criticato con veemenza la correttezza del napoletano del rapper e le sue scelte ortografiche, aspetto particolarmente sorprendente trattandosi di un testo cantato. Il contributo proposto prende spunto dal “caso Geolier” per fare luce sulle ideologie linguistiche sul dialetto (napoletano) nel terzo millennio delineando un quadro dell’immaginario linguistico contemporaneo a proposito del dialetto ed evidenziando inattese valutazioni fortemente normative.