Raffaella Setti (Università degli Studi di Firenze)
I criteri che guidano sceneggiatori e registi nella scelta di varietà e tratti linguistici inseriti nei dialoghi filmici non trovano, solitamente, una esplicitazione in testi formulati con tale funzione. Le sceneggiature non prevedono paratesti metalinguistici, così come diari di lavorazione e critiche dedicate ai singoli film non commentano primariamente questi aspetti. In questo contributo, che vuole essere anche un ricordo di Paolo e Vittorio Taviani, ho rielaborato la mia esperienza di studio sulle scelte linguistiche dei due registi, che ho avuto la fortuna di conoscere e di intervistare molti anni fa, proprio per confrontare i miei risultati di ricerca con i loro intenti espressivi mediati dalle scelte linguistiche. Lo strumento dell’intervista, specifica in questo caso a indagare le idee dei Taviani rispetto allo stile e ai registri linguistici, si rivela un utile strumento per far emergere eventuali ideologie sottostanti e mettere ulteriormente in luce la forza espressiva, visiva e sonora, delle loro opere.