La percezione del nuovo nella lingua tra scienza e divulgazione
Numero tematico doppio curato da Raphael Merida (Università degli Studi di Messina), Fabio Ruggiano (Università degli Studi di Messina) e Sabine Schwarze (Universität Augsburg).
Numero tematico doppio curato da Raphael Merida (Università degli Studi di Messina), Fabio Ruggiano (Università degli Studi di Messina) e Sabine Schwarze (Universität Augsburg).
Raphael Merida, Fabio Ruggiano, Sabine Schwarze
Sommario : A due anni dalla scomparsa di Luca Serianni, i curatori dei presenti fascicoli sentono il desiderio di dedicare i due numeri tematici sull’argomento La percezione del nuovo nella lingua tra scienza e divulgazione al ricordo di Luca Serianni, la cui scomparsa ha lasciato addolorati tutti coloro che l’hanno frequentato anche solo per qualche ora in un incontro pubblico, in occasione di attività accademiche o sui banchi dell’Università. Il tema stesso dei due numeri è stato scelto per riprendere uno degli aspetti della lingua italiana su cui Serianni si è più concentrato negli ultimi decenni della sua attività, cercando di far dialogare la tradizione letteraria con le esigenze della lingua d’uso, oggi emergenti con sempre maggiore forza.
Sabine Schwarze (Universität Augsburg)
Sommario : I numeri 17 e 18 della rivista Circula. Studi sulle ideologie linguistiche escono insieme come due parti dello stesso volume tematico dal titolo La percezione del nuovo nella lingua tra scienza e divulgazione. Sebbene il fenomeno del rinnovamento, che si manifesta soprattutto sul piano lessicale, ma intacca ogni ambito della lingua, nonché la percezione, i giudizi e il discorso sulla lingua, sia un processo intrinseco nell’evoluzione di ogni lingua, nel corso dei secoli, il nuovo costituisce costantemente un oggetto di giudizio ambivalente: rifiuto delle neoformazioni, soprattutto se provengono da lingue straniere, in quanto fonti di corruzione della lingua, oppure apertura alle stesse, in quanto risorse per l’arricchimento della lingua e per la denominazione di concetti o oggetti nuovi (cf. Adamo et Della Valle, 2017: 8 s.).
Antonio Vinciguerra (Università degli Studi di Firenze)
Sommario : Il «filologo napoletano» Emmanuele Rocco è una figura di un certo rilievo nella cultura linguistica italiana del medio e secondo Ottocento. Giornalista poligrafo e polemista vivace, oltre che lessicografo di prim’ordine, Rocco fu uno dei principali compilatori del Vocabolario universale italiano noto come Tramater e fu autore, tra le altre cose, di una raccolta di diverse migliaia di aggiunte e correzioni alla lessicografia italiana e, soprattutto, di un monumentale dizionario storico del dialetto napoletano, redatto per intero, ma interrotto nella stampa alla voce feletto. Il presente articolo si propone in particolare di delineare le idee e la posizione di Rocco nell’ambito delle discussioni ottocentesche intorno ai neologismi.
Fabio Ruggiano (Università degli Studi di Messina)
Sommario : Durante tutto il Settecento, gli studiosi interessati a questioni linguistiche in Italia provengono da discipline affini come la letteratura e la filosofia, ma anche distanti, come l’economia, la teologia, il diritto. La nascita della linguistica come disciplina autonoma all’inizio del secolo successivo, con l’introduzione, prima di tutto in Germania, del metodo storico-comparativo applicato alle lingue indoeuropee, non produce in Italia un rinnovamento rapido degli indirizzi di studio: fino all’inizio dell’attività di Graziadio Ascoli, negli anni Cinquanta, di linguistica trattano a vario titolo ovviamente letterati alla Monti e Perticari, ma anche intellettuali poliedrici come Cattaneo e Biondelli, storici, archeologi, etnografi appassionati di dialetti, persino medici (come Paolo Marzolo). Tra le diverse concause della lentezza dell’accoglimento del metodo storico-comparativo in Italia, prioritaria è la vocazione italiana allo storicismo, refrattaria ad accettare la riduzione dell’indagine linguistica alla ricostruzione dei processi trasformativi delle forme e incline, al contrario, a rilevare il nesso tra la lingua, la cultura e l’identità di una comunità.
Ludovica Maconi (Università del Piemonte Orientale)
Sommario : In questo articolo si esamina l’ingresso del lessico ferroviario nei vocabolari italiani dell’Ottocento e di inizio Novecento, osservando il lento accoglimento di parole che si stavano allora diffondendo nell’uso e nella vita quotidiana di persone comuni, anche attraverso le pagine dei giornali, a dispetto delle indicazioni e di alcuni tentativi di respingimento operati da lessicografi. Per tracciare questa storia di termini concorrenti, alcuni dei quali sono oggi diventati “parole scomparse”, vengono consultati principalmente dizionari di neologismi e dizionari dell’uso. Tra le parole di ambito ferroviario qui prese in esame abbiamo ferrovia, deragliare, locomotiva, mastodonte, rotaia, traforo, tunnel, viadotto, cremagliera, espresso, direttissimo, rapido, nave-traghetto, ferry-boat, vagone-letto, sleeping car, ferroviere, casellante, vettura, vagone, carrozza, treno blindato.
Fabio Rossi (Università degli Studi di Messina)
Sommario : Il particolare impasto linguistico delle novelle e dei romanzi verghiani suscitò numerose critiche da parte dei letterati e dei grammatici più tradizionalistici. Soprattutto alcune soluzioni sintattiche risultavano sgradite, in quanto troppo vicine al parlato meno sorvegliato. Verga prese a cuore molte di quelle critiche, al punto da “correggere” alcuni costrutti nelle edizioni successive alla princeps. Il presente articolo, partendo da una sintetica rassegna delle critiche al “nuovo” sintattico, mostra come siano proprio quelle supposte «sgrammaticature» (secondo l’ironica definizione di Capuana) l’elemento di maggior interesse, oggi, della scrittura e della struttura narrativa verghiane. L’articolo si concentra soprattutto sulla resa, mediante quelle «sgrammaticature», della polifonia tipica della tecnica del discorso indiretto libero, del virtuosistico cambiamento del punto di vista e dell’altrettanto virtuosistico andirivieni della voce narrante. Il “nuovo” sintattico, pragmatico e testuale della scrittura verghiana assume dunque più propriamente i connotati di un “nuovo” narrativo, in una modernissima operazione intrinsecamente metacomunicativa, troppo precoce, forse, per lusingare i contemporanei, ma destinata a larghissima fortuna internazionale nei decenni successivi.
Michele Ortore (Università per Stranieri di Siena)
Sommario : Nello studio si prende in esame la ricezione della novità ecologica all’interno dei vocabolari italiani, in ottica diacronica e sincronica. Nella lessicografia, infatti, è possibile identificare le tracce di come l’italiano abbia accolto nel suo sistema lessicale la nascita e lo sviluppo di questa scienza e della relativa terminologia. Essendo l’ecologia una scienza giovane, nata a fine Ottocento, è prima di tutto utile fare il punto sul trattamento ricevuto nei vocabolari e sui problemi posti alla sistemazione lessicografica. Il suo paradigma scientifico, inoltre, inizialmente legato alla biologia e alle scienze naturali, è stato rivoluzionato dall’esplosione dei movimenti ambientalisti, che hanno trasformato lo studio neutro degli ecosistemi in una scienza tesa alla verifica critica degli squilibri naturali prodotti dalle attività umane: è apparso perciò utile ricostruire questa svolta ripercorrendo in diacronia l’evoluzione della definizione di ecologia nei dizionari italiani. Infine, attraverso un piccolo campione di parole chiave legate alla crisi climatica (sostenibilità e derivati, effetto serra), s’indagherà la capacità dei vocabolari italiani di rimanere al passo con un’evoluzione semantica rapidissima, spesso consolidata dall’azione delle istituzioni governative.
Giulia Mantovani (Universität Augsburg/Università degli Studi di Trento)
Sommario : Il dibattito sulla lingua è stato particolarmente animato dal tema dei neologismi e prestiti. Se da un lato le parole nuove sono state percepite come risorse per migliorare le capacità espressive, dall’altro hanno anche provocato reazioni allarmistiche verso la lingua italiana, al punto da venire considerate tra le cause della sua decadenza. I mezzi di comunicazione di massa, offrendosi come piattaforme per la diffusione e lo scambio di opinioni, sono stati gli spazi principali in cui si sono svolti tali dibattiti (Schwarze, 2021: 12). Il contributo ha lo scopo di indagare la continuità nella percezione dei neologismi - italiani e stranieri - fra i periodici di tipo spettatoriale pubblicati nel lungo Settecento e i blog del XXI secolo. L’analisi verterà sulla ricorrenza di alcuni campi metaforici e sull’individuazione delle ideologie linguistiche che emergono dalle discussioni.
Rita Fresu (Università degli Studi di Cagliari)
Sommario : Il contributo si sofferma sulla produzione educativa della lombarda Anna Vertua Gentile (1845-1926), nota soprattutto per la letteratura di condotta femminile, analizzando, nello specifico, un capitolo del libro In collegio. Letture per giovinette (1889 [1890]), che offre una microstoria della lingua italiana diretta alle ragazze. Attraverso la finzione narrativa, che simula una lezione in aula, Vertua Gentile propone alle giovani discenti idee e nozioni sulla lingua del nuovo Stato, sul suo rapporto con i dialetti, sulle differenze tra lingua letteraria e lingua d’uso, sull’importanza della scrittura (anche per una donna), contemperando le diverse posizioni che si erano andate sviluppando all’indomani della dirompente proposta manzoniana e dell’animato dibattito linguistico-pedagogico che ne seguì. Il testo pertanto si rivela prezioso non solo per ricostruire la teoria linguistica sottesa alla prassi educativa dell’autrice, ma anche per mettere a fuoco la circolazione e la ricezione delle idee linguistiche diffuse a livello accademico negli ambienti della scuola e presso un pubblico di non specialisti.
Raphael Merida (Università degli Studi di Messina)
Sommario : Il contributo esamina alcuni approfondimenti linguistici apparsi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento nella Rivista del Touring Club mettendo in evidenza anche i legami culturali fra gli intellettuali del Touring Club Italiano con le politiche linguistiche e le tendenze lessicografiche coeve. Particolare attenzione è dedicata agli interessi del mensile nei confronti della tutela linguistica delle attività commerciali e turistiche, le cui maggiori espressioni risiedono nei giudizi sulla denominazione degli alberghi e delle insegne, e del lessico automobilistico e ferroviario, che durante i primi anni del Novecento fu protagonista di importanti novità dal punto di vista lessicografico. Le opinioni intorno al Touring Club Italiano oscillano fra il moderato accoglimento e il purismo della tradizione; tali posizioni sono ben visibili soprattutto negli articoli e nelle voci lessicografiche dedicati ai forestierismi touring e club, da una parte condannati, dall’altra accolti come segno di innovazione.
Manfredini Manuela (Università di Genova)
Sommario : Il saggio approfondisce e delinea il ruolo di Leonardo Pestelli (1909-1976), scrittore, giornalista e linguista non accademico, nella promozione di ideologie sul nuovo, inteso come diffusione nell’uso di tratti linguistici non ancora contemplati dal sistema o contemplati ma tenuti ai suoi margini. Il periodo storico in cui è attivo Pestelli va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del Novecento ed è un periodo particolarmente delicato per la storia d’Italia, caratterizzato, sul piano linguistico, dalla progressiva italianizzazione della società, dal conseguente ampliamento del pubblico dei lettori della carta stampata e dell’editoria, dalla crescente diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, dallo sviluppo delle scienze e delle tecnologie, dall’influenza dell’angloamericano. La percezione, da parte di Pestelli, del nuovo nella lingua viene definita attraverso l’analisi dei suoi fortunati volumi di divulgazione linguistica: Parlare italiano (1957), Dizionario delle parole antiche (1961), Racconto grammaticale (1967), Trattatello di rettorica (1969), Perdicca (1972).
Claudia Tarallo (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Sommario : Il saggio offre uno studio sulla narrativa per bambini della scrittrice palermitana Maria Messina (1887-1944). Allo scopo di interpretarne il valore storico, si indagano innanzitutto i rapporti tra la sua produzione letteraria e la politica di acculturazione dell’infanzia italiana nel panorama del neo-Stato unificato, quando le nuove esigenze educative nazionali si fondono con la necessità di alfabetizzare la popolazione giovanile. Dopo un breve excursus storico sul genere fiabesco, i tratti peculiari della fiaba messiniana vengono delineati attraverso uno spoglio linguistico delle opere I racconti di Cismè (1912), Pirichitto (1914) e I figli dell’uomo sapiente (1915).
Dalila Bachis (Università per Stranieri di Siena)
Sommario : Lo studio ha lo scopo di osservare la percezione dei neologismi da parte del parlante medio. Per farlo si sono prese in considerazione le osservazioni di un campione di parlanti sulle parole agnellato, ghostare, poliamore, skincare. Tali osservazioni sono state raccolte tramite due canali: 1) i commenti ai post su Facebook dell’Accademia della Crusca relativi agli studi sulle quattro parole; 2) un questionario online. Si registrano vari atteggiamenti all’interno del campione: un consueto atteggiamento censorio, dietro il quale convivono diversi aspetti (a volte, la presunta difesa della lingua è soltanto un pretesto per ricorrere al linguaggio d’odio; in molti altri casi, invece, la resistenza nei confronti del “nuovo” è la spia della cosiddetta “fedeltà linguistica”) ma anche idee maggiormente liberali (emerse in particolare dal questionario, più che dai commenti sul social).
Maria Carosella (Università di Bari)
Sommario : L’articolo affronta la questione del genere grammaticale nel dibattito contemporaneo riguardante l’italiano, evidenziando una connessione tra la questione dell’uso sessista della lingua – in particolare del maschile sovraesteso – e la proposta di creazione di un nuovo genere con morfemi flessionali -ə (singolare) e -3 (plurale) per favorire l’inclusività dei soggetti sessualmente non-binary. Tale cambiamento sarebbe di grande impatto sulla ristrutturazione morfologica dell’italiano e per questo si è aperto un accesissimo dibattito, ancora in corso, di cui qui si dà conto. Nell’ultima parte del contributo si presentano i risultati di una prima ricognizione volta a sondare la conoscenza di -ə e -3 in un campione di utenti.
Giuseppe Zarra (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)
Sommario : Il saggio analizza le attuali tendenze d’uso per i femminili di professione e di carica, con particolare riguardo alle ideologie linguistiche e all’autorappresentazione linguistica delle donne, presentando sia i riscontri di sondaggi sulla scrittura giornalistica e sulla scrittura estremamente varia di Internet sia i dati raccolti mediante un questionario sul linguaggio di genere. Particolare attenzione è dedicata al processo in atto di connotazione politica, sempre più forte, nell’ideologia linguistica sul linguaggio di genere: l’opposizione ai nomi femminili di cariche, propugnata già in passato da esponenti della classe politica di centrodestra, si configura oggi alla stregua di un tratto identitario di tale area politica.
Noemi Seminara (Universität Augsburg)
Fonte : Elvira Assenza, Fabio Rossi, Fabio Ruggiano (2023), Manuale di linguistica italiana, Milano, Pearson, 400 p. [ISBN: 978-88-91-93201-3]